In questo secondo incontro vi vorrei parlare di un libro, che ha influenzato il saggio dell’amico Matthew Angeli che saluto ovunque si trovi.
Il libro in questione è una raccolta di articoli pubblicati su “La Repubblica”, dal noto scrittore e saggista Alessandro Baricco, ed uscito nelle librerie nel 2006, se non sbaglio, sì nel 2006. Ora è noto che il carattere di Baricco sia particolare, vogliamo dire eccentrico con tendenza all’egocentrico? Possiamo dirlo, senza essere lapidati. Tuttavia rimane un occhio lucido su questa società, e un attento scrittore delle particolarità umane, autore di romanzi notevoli che puntellano i giusti punti deboli del lettore, affascinandolo. Per chi non è così...beh ragazzi De Gustibus.
Baricco nasce nel 1958, in un periodo a cavallo, quindi, tra la fine della guerra e il boom economico, periodo di forti cambiamenti nel costume della società italiana, ma non solo. Con i suoi romanzi e saggi, tradotti in più lingue e dai quali sono stati tratti film, per lo meno due, La leggenda del pianista sull’oceano e Seta, è considerabile uno degli autori che fa da trait d’union tra il vecchio e il nuovo e , facendosi, pertanto ancora interprete dei mali e del disagio della società odierna.
Il libro di cui vi parlo oggi è un saggio, o meglio, un saggio sulla mutazione, intitolato “I Barbari”.
“Erano (i borghesi dell’800, ndr) praticamente i primi che cercassero di possedere il mondo senza possedere il mondo senza detenere un’aristocrazia di rango sancita in modo quasi trascendente, se non direttamente per decreto divino. Loro avevano astuzia intraprendenza denaro volontà. Ma non erano destinati al dominio, e alla grandezza. Avevano bisogno di trovare quel destino in se stessi: di dimostrare che una certa quale grandezza la possedevano senza bisogno che nessun altro gliela concedesse, né uomini, né re, né Dio. […] Il complesso di idee, mode, opere d’arte, nomi, miti e di eroi con cui fecero diventare questa ambizione un sentire collettivo, e addirittura comune, noi lo chiamiamo Romanticismo.[…]Era un mondo che poteva capire Faust. Era gente a cui il demonio poteva proporre di barattare l’anima con ogni sorta di delizia terrestre, e loro avrebbero capito la domanda.[…]Non vorrei spararla grossa: ma né Achille, né Dante avrebbero capito la domanda. L’oggetto del baratto faustiano non esisteva.
Curioso: se a un barbaro (del mondo attuale, ndr) chiedete che ne è dell’anima, lui non capisce la domanda.”
Questo uno dei passi di maggiore interesse nella composizione del libro. Sostanzialmente Baricco dimostra come le mutazioni siano sempre in atto, come, partendo dal presupposto che noi siamo figli del Romanticismo e della Nona Sinfonia, crediamo che questa sia la classicità, ma che semplicemente siamo un soggetto civilizzato di una precedente barbarie.
Un’analisi chirurgica delle nuove tendenze, dei cambiamenti, con molti tuffi nel passato a riprendere la musica, le arti visive. Un’analisi estremamente colta e ricca di spunti, ma che non dà un’assoluzione né ai civili, né ai barbari, ma logicamente, in quanto saggio sulla mutazione, potremmo dire usi un concetto della fisica: “niente si distrugge tutto si trasforma”.
Così Baricco, con l’aiuto di sapienti epigrafi che introducono le sue tesi, ci porta a capire come a volte vorremmo essere barbari, non restare nella parte discendente della curva, come descrive il professor Angeli nel suo saggio, ma integrarci in quel cambiamento e ci invita a salvare ciò che di buono riteniamo debba essere salvato, non preservandolo dai danni del tempo, ma lasciandolo mutare, affinché “ridiventi se stesso in un tempo nuovo”.
Una frase riflette perfettamente il concetto:
“Era un figlio del suo tempo”
Così questo saggio può sintetizzarsi, una teorica ben scritta, affrontata in modo soft e leggibile, ma, che ne siano o meno condivisibili gli estremi cardini, di certo un’opera che non passa inosservata ad una mente aperta e vogliosa di capire perché il mondo cambia o sembra che cambi tanto e, sempre, in tempi più ristretti.
Questo testo ha aiutato moltissimo la ricerca del professor Angeli che lo scorso anno ha pubblicato il suo “Città irrisolte” usando come ipotesi del suo cammino saggistico, molte delle preposizioni di Baricco. Tuttavia il saggio del professore è intrinsecamente legato ad un altro tema: quello delle città, delle persone. La preoccupazione quindi, non è solo sulle modalità di mutazione, ma sulle persone che vi intervengono nei vari periodi: la barbarie, la civiltà, l’empasse barbarica, la rivoluzione e così via. Il problema del professor Angeli è sulle generazioni, sul come affrontano il mondo che cambia. Punti di vista.
“I Barbari” di Alessandro Baricco, consiglio per la lettura.
Io sono Stan Laurel, per voi con voi, sono le ore nove e quattro minuti, un po’ in ritardo sul palinsesto. Buonanotte a tutti i radioascoltatori, tutti figli di un tempo, tutti diversi, tutti in onda su una sola radio.
Baricco nasce nel 1958, in un periodo a cavallo, quindi, tra la fine della guerra e il boom economico, periodo di forti cambiamenti nel costume della società italiana, ma non solo. Con i suoi romanzi e saggi, tradotti in più lingue e dai quali sono stati tratti film, per lo meno due, La leggenda del pianista sull’oceano e Seta, è considerabile uno degli autori che fa da trait d’union tra il vecchio e il nuovo e , facendosi, pertanto ancora interprete dei mali e del disagio della società odierna.
Il libro di cui vi parlo oggi è un saggio, o meglio, un saggio sulla mutazione, intitolato “I Barbari”.
“Erano (i borghesi dell’800, ndr) praticamente i primi che cercassero di possedere il mondo senza possedere il mondo senza detenere un’aristocrazia di rango sancita in modo quasi trascendente, se non direttamente per decreto divino. Loro avevano astuzia intraprendenza denaro volontà. Ma non erano destinati al dominio, e alla grandezza. Avevano bisogno di trovare quel destino in se stessi: di dimostrare che una certa quale grandezza la possedevano senza bisogno che nessun altro gliela concedesse, né uomini, né re, né Dio. […] Il complesso di idee, mode, opere d’arte, nomi, miti e di eroi con cui fecero diventare questa ambizione un sentire collettivo, e addirittura comune, noi lo chiamiamo Romanticismo.[…]Era un mondo che poteva capire Faust. Era gente a cui il demonio poteva proporre di barattare l’anima con ogni sorta di delizia terrestre, e loro avrebbero capito la domanda.[…]Non vorrei spararla grossa: ma né Achille, né Dante avrebbero capito la domanda. L’oggetto del baratto faustiano non esisteva.
Curioso: se a un barbaro (del mondo attuale, ndr) chiedete che ne è dell’anima, lui non capisce la domanda.”
Questo uno dei passi di maggiore interesse nella composizione del libro. Sostanzialmente Baricco dimostra come le mutazioni siano sempre in atto, come, partendo dal presupposto che noi siamo figli del Romanticismo e della Nona Sinfonia, crediamo che questa sia la classicità, ma che semplicemente siamo un soggetto civilizzato di una precedente barbarie.
Un’analisi chirurgica delle nuove tendenze, dei cambiamenti, con molti tuffi nel passato a riprendere la musica, le arti visive. Un’analisi estremamente colta e ricca di spunti, ma che non dà un’assoluzione né ai civili, né ai barbari, ma logicamente, in quanto saggio sulla mutazione, potremmo dire usi un concetto della fisica: “niente si distrugge tutto si trasforma”.
Così Baricco, con l’aiuto di sapienti epigrafi che introducono le sue tesi, ci porta a capire come a volte vorremmo essere barbari, non restare nella parte discendente della curva, come descrive il professor Angeli nel suo saggio, ma integrarci in quel cambiamento e ci invita a salvare ciò che di buono riteniamo debba essere salvato, non preservandolo dai danni del tempo, ma lasciandolo mutare, affinché “ridiventi se stesso in un tempo nuovo”.
Una frase riflette perfettamente il concetto:
“Era un figlio del suo tempo”
Così questo saggio può sintetizzarsi, una teorica ben scritta, affrontata in modo soft e leggibile, ma, che ne siano o meno condivisibili gli estremi cardini, di certo un’opera che non passa inosservata ad una mente aperta e vogliosa di capire perché il mondo cambia o sembra che cambi tanto e, sempre, in tempi più ristretti.
Questo testo ha aiutato moltissimo la ricerca del professor Angeli che lo scorso anno ha pubblicato il suo “Città irrisolte” usando come ipotesi del suo cammino saggistico, molte delle preposizioni di Baricco. Tuttavia il saggio del professore è intrinsecamente legato ad un altro tema: quello delle città, delle persone. La preoccupazione quindi, non è solo sulle modalità di mutazione, ma sulle persone che vi intervengono nei vari periodi: la barbarie, la civiltà, l’empasse barbarica, la rivoluzione e così via. Il problema del professor Angeli è sulle generazioni, sul come affrontano il mondo che cambia. Punti di vista.
“I Barbari” di Alessandro Baricco, consiglio per la lettura.
Io sono Stan Laurel, per voi con voi, sono le ore nove e quattro minuti, un po’ in ritardo sul palinsesto. Buonanotte a tutti i radioascoltatori, tutti figli di un tempo, tutti diversi, tutti in onda su una sola radio.
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